Il Brasile al voto: dopo il boom dei consumi è l’ora dei diritti di cittadinanza, sanità, scuola e pensioni

03.10.2014 13:25

Calcio e samba, ma anche petrolio e acciaio. Favelas e industria aerospaziale. Il Brasile non è un qualsiasi Paese emergente, è una delle prime potenze economiche mondiali che però non ha ancora saputo svuotare tutte le sacche di povertà che contengono una parte della popolazione.

I 200 milioni di abitanti che vivono in questo Paese grande diventato un grande Paese sono chiamati a scegliere un nuovo presidente tra Dilma Rousseff, 67 anni, presidente uscente, Marina Silva, 56 anni, candidata verde, pedagogista e ambientalista della prima ora. E infine Aecio Neves, candidato del Psdb (il partito socialdemocratico brasiliano), che ha espresso l'ex presidente Fernando Henrique Cardoso in carica, dal 1995 al 2002.

La favorita è Dilma Rousseff, che dopo settimane di incertezza in cui pareva che Marina Silva riuscisse a strapparle il voto al ballottaggio in programma il 26 ottobre, è tornata a posizionarsi al primo posto nei sondaggi.

Le chance di vittoria della presidente uscente preoccupano gli investitori che avevano puntato su un cambio di governo, accusando le politiche interventiste, fiscali e pubbliche di Rousseff come responsabili della stagnazione economica in corso. La lunga galoppata economica del Brasile, che durante la presidenza Lula ha saputo coniugare rigore finanziario e politiche sociali espansive, si è convertita in un piccolo trotto negli ultimi anni e poi in un palese rallentamento nel 2014. Tassi di crescita del Pil che dal 6% sono scesi al 4% per poi scivolare allo 0,7-0,9 % in questo 2014 di crisi conclamata.

Credito al consumo e sussidi ai più poveri, coniugati con un approccio dirigista nella politica economica, sono stati i riferimenti di Lula e di Rousseff. Ma ora è impellente un cambio di passo, proprio perché si è rafforzato un processo di deindustrializzazione del Paese, anche in conseguenza di un real (la moneta brasiliana) troppo apprezzato. Solo un anno fa la sua tardiva svalutazione ha consentito un piccolo recupero di competitività. Troppo tardi per evitare la crisi. 

Attualmente il Brasile non ha più un'economia competitiva: la Banca mondiale giudica bassa la sua produttività. Le infrastrutture esistenti sono palesemente inadeguate: strade, ferrovie, porti, aeroporti, centrali idroelettriche non delineano la fisionomia di un Paese che ha raggiunto i primi posti al mondo nella classifica della ricchezza prodotta. 

Dovremo attendere il ballottaggio, secondo i sondaggi, per conoscere il nuovo presidente. Il 26 ottobre 142 milioni di elettori sceglieranno il nuovo presidente. Dal mata-mata, così i brasiliani chiamano lo scontro diretto tra due vincitori (politici o sportivi), emergerà un leader atteso da un compito arduo, un mandato difficile: fornire alla popolazione non solo beni di consumo ma servizi decorosi. Scuola, sanità, pensioni, trasporti. La richiesta dei brasiliani è semplice: diventare cittadini, non solo consumatori.

 

Fonte: il Sole 24 Ore

 

BSO BRASIL

BSO BRASIL
Business Support Office do Brasil
Praça Ramos de Azevedo n° 206
Unidade 1A - Conjunto n° 2130
Cep: 01037-010 - São Paulo - SP
 
+55.11.985660967
info@bsobrasil.com.br