TRUMP PRESIDENTE: GLI EFFETTI SUL BRASILE.
FAVORITO L'ACCORDO DI LIBERO SCAMBIO
TRA MERCOSUL E UNIONE EUROPEA
 
 
 
 

Il neo-protezionismo americano di Trump limita lo sbocco dei prodotti stranieri sul mercato statunitense, compresi quelli brasiliani.
Ma il rifiuto del neo-presidente verso scambi internazionali e accordi di libero scambio influisce sul commercio estero brasiliano anche sotto altri aspetti. In modo benefico.
Perché la politica estera di Trump potrà indirettamente beneficiare l'export europeo (e italiano) verso il Brasile, aumentando le prospettive di progressiva eliminazione dei dazi di entrata sul mercato brasiliano.

 
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di Fabio Moro, titolare di BSO Brasil

 

Caro lettore,

è probabilmente la notizia dell'anno: in data 20 gennaio 2017, Donald Trump, giurando sulla Bibbia di Abramo Lincoln, è diventato il quarantacinquesimo presidente degli Stati Uniti.

Con la nuova presidenza, la politica americana - rappresentata dallo slogan "America first" - sarà incentrata sul protezionismo e sulla tutela degli interessi americani.

In particolare l'America di Trump ha già manifestato il pieno disinteresse verso le collaborazioni commerciali internazionali, a partire dal TPP, il Trattato Transpacifico volto a creare la più grande area di libero scambio del Mondo.

Ma i principali fondamenti della politica estera neo-protezionista saranno anche altri: l'innalzamento di barriere tariffarie e doganali, il rafforzamento dei confini verso il Messico e l'implementazione dei rapporti politico-commerciali con la Russia di Putin a discapito di quelli con la maggior parte degli altri Paesi, a partire da Europa e Cina.


E in Brasile? Cosa non cambia.

A livello diplomatico, per quanto riguarda l'America Latina, non ci saranno grandi cambiamenti. Tutta la regione e in particolare il Brasile non figurano certo nelle priorità della diplomazia americana.

Questo vale per Trump ma sicuramente sarebbe valso anche se fosse stata eletta Hillary Clinton.

Inoltre a livello di commercio internazionale le principali critiche di Trump – lanciate durante la propria campagna – sono state contro le relazioni commerciali contro il Nafta (l'area di libero commercio tra Messico, Canada e USA) e contro il summenzionato TPP, del quale sono firmatari Paesi latinoamericani come il Cile, il Perù e lo stesso Messico, ma non il Brasile.

Quindi dal punto di vista diplomatico e dei rapporti commerciali intesi come libero scambio, l'elezione di Trump non genera grandi cambiamenti per il Brasile.


Cosa cambia.

Novità collegate all'assunzione di Trump alla presidenza sono invece individuabili su altri fronti.

Innanzitutto occorre rilevare che il mercato statunitense assorbe oggi il 12,5% di tutto l’export brasiliano: il dollaro è una rilevante fonte di valuta pregiata per il Brasile. Quindi se Trump realmente alzasse delle barriere, il Brasile potrebbe vedersi ridotto un importante mercato di sbocco.

Il problema per il commercio del Brasile si pone inoltre anche indirettamente.
Se Trump - come ha indicato in campagna elettorale - dovesse realmente applicare un dazio doganale del 35% sulle merci cinesi, potrebbe verificarsi un rallentamento dell’industria in Cina.

Ciò avrebbe un immediato effetto sulla domanda di materie prime prodotte in Brasile, abbattendone il prezzo, già oggi più basso rispetto ai picchi degli anni scorsi, riducendone di conseguenza la quantità esportata. Infatti Pechino rappresenta quasi il 20% delle esportazioni brasiliane.

Tuttavia è anche vero che la Cina si troverà fortemente beneficiata dalla mancata adesione di Trump al TPP. Gli Stati Uniti - non aderendo al TTP - torneranno ad avere un ruolo marginale nel commercio internazionale, passandone quindi la leadership alla Cina, con significativi benefici economici e strategici.

Questa situazione - costituendo un grande vantaggio per l'industria cinese - sicuramente compenserebbe il calo di esportazioni della Cina verso il mercato statunitense. E di riflesso anche l'export brasiliano verso la Cina - economicamente e industrialmente fortificata da questo fatto - ne ricaverebbe indubbi benefici.


Il protezionismo di Trump favorisce il libero commercio brasiliano con l'Unione Europea

La vittoria di Trump – con l’ondata di protezionismo che porterà negli Stati Uniti – creerà qualche difficoltà al governo brasiliano ad utilizzare il commercio estero come trampolino di lancio per la crescita dell’economia.

In tal modo Michel Temer, l’attuale presidente brasiliano, dovrà ancor più scommettere, oltre che sulle relazioni con i Paesi asiatici, nell’accordo del Mercosul (unione doganale tra Brasile, Argentina, Paraguay e Uruguay) con l’Unione Europea.

In altri termini la medaglia ha il suo rovescio: le stesse barriere che Trump sta creando al commercio (anche) brasiliano verso gli Stati Uniti sta accelerando il processo di conclusione del Mercosul di un trattato di libero scambio con l'Unione Europea.

Ricordiamo al proposito che il Mercosul e l'Unione Europea sono in trattative da tempo per la conclusione di un accordo di libero scambio finalizzato a ridurre progressivamente i rispettivi dazi sino ad eliminarli.

Si tratta di un percorso di negoziazioni piuttosto turbolento e di non facile realizzazione ostacolato dalla grande quantità e varietà di interessi non sempre allineati tra loro di un elevato numero di Paesi, tanto latinoamericani quanto europei.
 

Sempre più vicini all'accordo di progressiva eliminazione dei dazi sul Brasile 

Ora, restringendosi il canale di sbocco statunitense, tanto le imprese europee quanto quelle del Mercosul stanno sempre più spingendo le rispettive diplomazie a chiudere l'accordo.

Non è un caso che nel recente incontro della Commissione bilaterale di Produzione e Commercio tra Brasile e Argentina, i due Ministri della Produzione e del Commercio Estero di questi due Paesi abbiano rilevato che "le politiche protezionistiche del nuovo Presidente degli Stati Uniti sono opportunità per il Mercosul".

Sul fronte brasiliano il Ministro Marcos Pereira ha riferito di aver osservato una palpabile crescita di disponibilità e apertura dell'Unione Europea nell'avanzare nelle trattative di libero scambio con il Mercosul.

In particolare ha considerato che il Mercosul é allineato con l'Unione Europea come mai lo é stato prima, dichiarando che "il Mercosul è un grande mercato e quelli che avranno qualche difficoltà con la postura degli Stati Uniti potranno, e sicuramente cercheranno e già stanno cercando il Brasile per la negoziazione del libero commercio".

Queste osservazioni sono state confermate anche dal Ministro argentino, Francisco Cabrera, evidenziando come la Comissaria del Commercio dell'Unione Europea, Cecilia Malmström, abbia ribadito la disposizione del blocco europeo di concludere le negoziazioni col Mercosul entro un anno.

Tutto ciò costituisce un insieme di fattori assai significativi dal punto di vista delle imprese italiane, che - in caso di stipula dell'accordo - si vedrebbero molto più agevolate nell'esportare nei Paesi del Mercosul (e in primis in Brasile) di quanto lo siano oggi.